Omelia 40° consacrazione Chiesa Madre

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Un sentimento di profonda commozione e diffusa gratitudine pervade l’intera assemblea liturgica convocata oggi in questo tempio di Dio, per celebrare il 40° anniversario della sua consacrazione.
Gratitudine alla provvidenza di Dio Padre che ha ispirato la mente e consolato il cuore di tutti coloro che quarant’anni fa si impegnarono con tenacia, fatica, e sacrifici alla ricostruzione di questo Tempio, dopo la drammatica distruzione bellica che rase al suolo la vetusta città di Cassino, e con essa anche l’antica gloriosa chiesa Collegiata di S. Germano, chiesa madre di Cassino. Il nostro grato pensiero si rivolge oggi in modo del tutto speciale a p. Martino Matronola, Abate ordinario di Montecassino. Grazie a lui, la ricostruzione di questa chiesa cominciò nel 1973, con la posa della prima pietra il 25 novembre di quell’anno. Il progetto della nuova chiesa si deve all’ing. Ignazio Breccia Fratadocchi che volle ripetere, per quanto possibile, le misure del precedente edificio, ma con criteri assolutamente moderni. Particolarmente zelante fu anche l’impegno e la dedizione del parroco mons. Vincenzo Matrunola. La nuova chiesa madre ricevette la solenne consacrazione il 5 giugno 1977 dal card. Umberto Mozzoni. Oggi questa nostra chiesa madre è intitolata a Maria SS.ma Assunta, SS.mo Salvatore e S. Germano Vescovo che a questa Città ha dato il nome per diversi secoli, e di cui conserva con devota venerazione alcune importanti reliquie, oggi solennemente esposte alla nostra venerazione.

Se ci diciamo felici di questa importante ricostruzione non è solo per esaltare il beneficio di un luogo di culto pur necessario, ma soprattutto per celebrare la bellezza del nostro essere Chiesa, popolo di Dio. L’apostolo Pietro rivolgendosi alla comunità cristiana di Roma, insiste nel “definire” la fisionomia spirituale della comunità cristiana. Infatti, dichiara ripetutamente: “Voi siete…”(1Pt 2,4-9).

Siamo pietre vive
La Parola di Dio parla attraverso la metafora delle pietre per parlare di Cristo e dei credenti in Lui. Anzitutto Gesù è pietra viva. Stretti a lui nella fede possiamo edificare la comunità. La roccia solidissima della Chiesa è Gesù Cristo. Come il popolo ebraico si è costituito intorno al Sinai (alleanza) così il popolo cristiano si costituisce attorno a Gesù. E noi ci stringiamo a Lui: lo seguiamo da chiamati, camminiamo sulla sua vita, diventiamo noi pure pietra viva come lui. Gesù è pietra viva, “scelta e preziosa davanti a Dio”, anche se rigettata dagli uomini perché considerata pietra di scarto gettata tra i rifiuti. Gesù, riconosciuto come pietra angolare con la sua Pasqua, edifica il nuovo tempio di credenti con gli scarti dell’umanità. Infatti noi, che per natura difettosa siamo pietre di scarto, grazia a Cristo possiamo diventare pietre vive, compatte, tagliate su misura dalla roccia che è Cristo, pietre idonee per una nuova straordinaria costruzione: ”Domum Dei decet sanctitudo: sponsum eius Christum adoremus in ea – Deve essere santa la casa di Dio: in essa adoriamo il Cristo, suo Sposo” (Invitatorio del Mattutino).

Edificio spirituale
Uniti a Cristo diventiamo un edificio spirituale. Dalla metafora della pietra si passa a quella di un “edificio spirituale”. E’ chiaro che il termine “spirituale” non significa un edificio astratto, invisibile, ma una costruzione concreta fatta di persone. Se oggi noi celebriamo, con viva e grata memoria, la costruzione di questo tempio è perché siamo felici di essere Chiesa di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, comunità di credenti nella Città di Cassino, comunità cristiana nella parrocchia della chiesa madre. In ogni sua dimensione la Chiesa è dimora dello Spirito Santo, perciò tempio spirituale. Da qui deriva l’essere solidali tra di noi, l’essere un unico popolo, una sola comunità capace di vivere dentro le ombre e le luci della storia. A volte la nostra coscienza di Chiesa è molto scarsa, faziosa, distorta. Si rischia di vivere una religiosità individuale, gretta e miope, quando la nostra appartenenza cristiana non ci educa ad un vero sensus Ecclesiae, ad un autentico sentire cum Ecclesia, al fine di respirare un carattere ecclesiale della fede, la fede integra e indefettibile del popolo di Dio. Chi vive al di fuori, o peggio ancora volutamente contro, questo necessario e dinamico sentire cum Ecclesia, si pone al di fuori della stessa comunione di grazia: “Messo da parte ogni giudizio, dobbiamo avere l’animo disposto e pronto ad obbedire in tutto alla vera sposa di Cristo nostro Signore che è la nostra santa madre Chiesa gerarchica” (S. Ignazio, Esercizi spirituali, n. 353).

Sacrifici spirituali e sacerdozio
Nell’edificio spirituale che è il popolo di Dio si offre un sacrifico e si esercita un sacerdozio: “Siete costituiti…per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio”. Come il popolo eletto d’Israele offriva sacrifici nel tempio di Gerusalemme, il nuovo popolo di Dio, edificio spirituale, esercita il proprio sacerdozio battesimale offrendo sacrifici spirituali. Lo spiega bene l’apostolo Paolo: “Per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. 2Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm, 12-1-2). Dunque, la nostra vita, la nostra quotidianità, il nostro corpo, i nostri rapporti, le nostre parole, i nostri affetti e sentimenti, le intenzioni intime, sono il vero sacrificio gradito a Dio. Se il sacrificio di Cristo che celebriamo nel sacramento eucaristico non “cristifica” la nostra vita, se non ci trasforma in Lui, allora il nostro culto è solo esteriore e ipocrita: “Io vivo per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,19-20).

Ascoltare, praticare, costruire
Carissimi amici, sorelle e fratelli,
grazie per la vostra vibrante partecipazione. Vorrei affidarvi ora un ultimo pensiero. La celebrazione oggi si svolge in un tempio che per alcuni aspetti risulta essere incompiuto. Anche la Parola di Dio che stiamo celebrando risuona nel tempio incompiuto della nostra vita cristiana. E’ più urgente restaurare la nostra storia spirituale che dare completezza artistica e funzionale ad una chiesa di mattoni. Come “restaurare” la nostra vita cristiana? Il vangelo ci offre tre azioni preziose: ascoltare la Parola, mettere in pratica la Parola, costruire sulla roccia della Parola. La legittima esigenza di voler dare decoro architettonico a questo nostro amato edificio della chiesa madre deve cedere il passo, grazie a questo anniversario, all’urgenza di rinnovare, ripensare, restaurare in Cristo la qualità evangelica della nostra esistenza. E’ sempre preferibile, dovendo scegliere, una comunità viva con un tempio incompiuto che un bel tempio senza una comunità degna del Signore.
Maria SS.ma Assunta in Cielo è modello della creatura divenuta Tempio santo e immacolato, degna dimora del SS.mo Salvatore. Interceda per noi, peccatori, insieme al grande vescovo e pastore s. Germano. Così sia.

+ Gerardo Antonazzo

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