La tomba dell’Amore

Omelia per la Pasqua

1 aprile 2018

 

“Raccontaci, Maria:
che hai visto sulla via?”.
“La tomba del Cristo vivente,
la gloria del Cristo risorto”
(dalla Sequenza pasquale)

 

Testimonianza inaspettata per gli apostoli quella resa da una donna, la Maddalena. Il suo annuncio rivela una tomba diversa, totalmente nuova: non più il luogo dove è custodita la morte, ma il giardino della vita, il big-bang della nuova creazione, l’esplosione di una vita incontenibile e gloriosa. Il sepolcro del Signore rivela la morte della morte, e quindi il trionfo della Vita piena d’amore. Rileggiamo volentieri  ancora un passaggio della Sequenza pasquale: “Il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa”.

L’abbraccio tra Cristo e la Chiesa

La prima apostola della “tomba dell’amore” è Maria Maddalena. Il podere che sembrava dover custodire la morte  si trasforma in “giardino” dell’amore redento e ritrovato. L’incontro tra Gesù risorto e Maria Maddalena canta la bellezza dell’amore riconciliato. E’ evidente l’intonazione “nuziale” del dialogo tra il Risorto e la Donna in pianto: “Le disse Gesù: Donna, perché piangi? Chi cerchi?. Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: Maria!. Ella si voltò e gli disse in ebraico: Rabbunì!-che significa: Maestro!(Gv 20,15-16). Maria Maddalena è chiamata da Gesù “Donna” (è la Chiesa –sposa): lei sussulta di gioia per il suo Maestro (Cristo-sposo) che con le sue piaghe guarite rivela la pienezza della vita strappata alla morte. Grazie al suo perdono, è ormai prosciugata ogni lacrima, tristezza, disperazione, lacerazione, solitudine, amarezza. Risorge Cristo, rifiorisce l’amore, in Lui ogni amore rinasce guarito e riconciliato.

La tomba dell’amore

Non parla forse soltanto di amore  questa tomba vuota? Nella tomba vuota trionfa la vittoria dell’amore sull’odio, della riconciliazione sulla violenza, del perdono sulla vendetta, della guarigione sulle piaghe, della vita sulla morte. La tomba della morte si rivela come la “tomba dell’amore”. Dire che quella di Gesù è la “tomba dell’amore” significa che la sua tomba non è il luogo dove muore e fallisce l’amore, ma al contrario dove l’amore vero risorge e si diffonde. Il sepolcro vuoto rivela il mistero del perdono,  felice conseguenza del sacrificio personale di Gesù sulla croce. La tomba spalancata permette la diffusione di un amore universale. Il Signor risorto non chiede conto degli errori commessi, non presenta al peccatore il prezzo da pagare, non distribuisce colpe e punizioni. La tomba vuota di Gesù annuncia “un Dio il cui amore non deve essere mai meritato, un Dio che ci ama sempre e gratuitamente, un Dio che non castiga ma perdona quelli che cadono nel male, un Dio che chiede riconciliazione e amore reciproco tra gli uomini, un Dio che vuole riconoscimento e culto come mezzi in vista dell’amore, perché egli stesso è amore” (Enzo Bianchi).

Dall’amore alla morte

L’espressione “tomba dell’amore” si usa non di rado per parlare del matrimonio. Sposarsi è come far morire l’amore. Non possiamo non pensare a tante storie matrimoniali ferite, dove l’amore è stroncate da tradimenti, separazioni, litigi, divorzi, e persino da violenze inaudite come nel caso di omicidi passionali e dei tanti femminicidi. Tali delitti vengono comunemente designati come passionali, indotti dalla cupidigia d’amore di un uomo per la ‘sua’ donna, segno di una concezione e una prassi possessiva, captativa dell’amore, che porta a una relazione di dominio e di sottomissione del più debole e del più piccolo, come la donna nel rapporto coniugale e il figlio nel rapporto genitoriale. Amore è parola sulla bocca di tutti: la più pronunciata. È comprensibile, se davvero di amore si vive. La parola  ‘amore’ -nota in Amoris laetitia papa Francesco- molte volte appare sfigurata. ‘Assassino’, perché anche se in varie forme è causa di morte, è sempre e solo il non-amore (cfr. M. Cozzoli).

Resta diffuso l’affanno di molte coppie nella loro relazione nuziale. Per una sorta di cedimento individualistico, l’amore soddisfa piaceri, appaga desideri, ma non libera, non porta gioia, non rende amabile la vita. Crea invece dipendenze, ansie, diffidenze. È un amore corrotto, malato dice papa Francesco. Un amore però che non rende buona e bella la vita, non è un amore vero. Se l’amore non è vero, si deteriora in non-amore.

Dalla morte all’amore

Nell’incontro con Cristo risorto la famiglia può risorgere da rapporti logorati.  Nella storia di diverse coppie il matrimonio sembra divenuto davvero “la tomba dell’amore”, la fine di ogni entusiasmo, lo spegnimento della gioia, il triste tramonto di ogni sogno. Di amore si vive, ad amare s’impara. E Gesù ce lo insegna con la sua parola e con il suo esempio. Non abbiamo che da imitare, perché grazie a Lui si impara a guarire da ogni amore malato, soprattutto di egoismo. E per questo abbiamo bisogno della Pasqua, della tomba vuota, della “tomba dell’amore” vivo e vero. Dalla tomba vuota si sprigiona la grandezza dell’amore che trova la sua affermazione non nella forza, nella violenza, nella supremazia, ma nel perdono e nella riappacificazione. Si impara ad amare, sì, ma partendo dalla “tomba dell’amore” di Cristo che vince ogni odio e ogni vendetta. Le ferite guarite del Risorto preannunciano la grazia della guarigione di ogni ferita matrimoniale: in Lui rinasce l’amore vero che ha sempre bisogno di perdono. Gesù risorge perché sconfigge l’odio e la morte con l’amore. Con un amore guarito costantemente dal perdono non si può che risorgere, di amore bello non si può che vivere. L’amore del Risorto guarisce ogni segno di morte, fa rinascere l’amore da ogni luogo di morte.

 

                                                                                              + Gerardo Antonazzo

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