La “tenerezza eucaristica” per la Vita. Omelia per la Giornata della Vita e della Vita consacrata, 02 febbraio 2014

In questa prima domenica di febbraio celebriamo insieme la Giornata nazionale della Vita e la Giornata Mondiale della Vita consacrata: una duplice ricorrenza che, per la coincidenza del giorno,  rende particolarmente felice e ricca la nostra assemblea diocesana, alla quale prendono parte, insieme con tanti laici e operatori della pastorale familiare, anche Religiosi e Religiose che svolgono il loro apostolato nella pastorale parrocchiale e nelle diverse strutture di accoglienza, dai bambini agli anziani, per un esemplare  servizio di amore alla vita.

Nel Tempio di Gerusalemme si intreccia gioiosamente il gesto devoto e orante della Presentazione del Signore da parte di Giuseppe e Maria, con  l’esultanza innica dell’accoglienza da parte dei “custodi” dell’attesa messianica, Simeone e Anna. L’intreccio genere l’abbraccio: i due vegliardi sostengono il Bambino sulle proprie braccia, annunciando il destino salvifico della sua futura missione.

Il Verbo di Dio “venuto alla luce”, con il travaglio materno della nascita umana, oggi entra nel Tempio della nostra Umanità quale “luce per rivelarti alle genti”: il volto tenero di un bambino illumina la speranza del volto rugato dei due anziani. Ogni vita che nasce è luce che illumina il Tempio dell’umanità, segnata particolarmente oggi dalle rughe dell’egoismo, della chiusura, del benessere, del rifiuto della Vita. La celebrazione odierna annuncia che ogni bambino che viene lala luce è  la vera “candelora” dell’Umanità, ogni vita che nasce genera speranza, “genera futuro”. Il concepimento della vita sprigiona un raggio di luce che alimenta il futuro dell’umanità. Nel volto di Simeone e Anna si illumina la danza gioiosa di un intero popolo: nel volto di quel Bambino i due anziani accolgono la carne dell’Amore di Dio. Nella carne di ogni bambino possiamo toccare la tenerezza di Dio: “Ogni bambino che nasce porta con sé la notizia che Dio non si è ancora stancato degli uomini” (R. Tagore).

Dalla “cultura dello scarto” alla cultura dell’accoglienza

La “cultura dello scarto” schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti: essa pretende di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente più deboli. La risposta profondamente umana, ancor prima che cristiana, è un deciso “sì” alla sacralità della vita, senza cedimenti né tentennamenti, una risposta fondata sulle ragioni della scienza e della ragione. Prevale, in tal modo, la ragione dell’umano e del giusto vivere sociale, fondata sul diritto fondamentale a nascere, un bene primario “non negoziabile”. Il livello umano di una società si misura dal modo in cui considera e tratta la vita dell’uomo, dal suo nascere al suo compiersi.

Va ritrovato, pertanto, lo stupore per la vita, per il mistero che la abita, per la sua forza sorgiva, come realtà che sorregge tutte le altre, che è data e si impone da sé e pertanto non può essere soggetta all’arbitrio dell’uomo. Il o diritto alla vita è un bene fondamentale alla base di ogni altro diritto.

Nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, il Papa riconosce che taluni ridicolizzano la difesa che la Chiesa fa delle vite dei nascituri, presentando la sua posizione come qualcosa di ideologico, oscurantista e conservatore.

Papa Francesco ribadisce che «la difesa della vita nascente è intimamente legata alla difesa di qualsiasi diritto umano», e che un essere umano «è un fine a se stesso e mai un mezzo per risolvere altre difficoltà». Papa Francesco denuncia ritardi e inadempienze nel servizio di accoglienza della vita nascente: “E’ anche vero che abbiamo fatto poco per accompagnare adeguatamente le donne che si trovano in situazioni molto dure, dove l’aborto si presenta loro come una rapida soluzione alle loro profonde angustie, particolarmente quando la vita che cresce in loro è sorta come conseguenza di una violenza o in un contesto di estrema povertà» (Evangelii gaudium n. 214).

La sentenza della Corte di giustizia europea, secondo cui l’embrione è a pieno titolo membro del consorzio umano fin dal primo momento del concepimento e senza soluzione di continuità, è carica di potenziali conseguenze sul versante culturale e anche giuridico.

La mobilitazione europea  attraverso la campagna “Uno di noi”, ha voluto mostrare che la vita umana è “sacra” in ogni sua fase. L’iniziativa, che ha trovato il consenso di milioni di credenti e non credenti in Europa, punta a fermare i finanziamenti europei a sostegno indiscrimato di ricerche che usano, distruggendoli, embrioni umani, e non solo.

La “tenerezza eucaristica” per la vita

Enzo Iannacci, medico e cantautore, deceduto il venerdì santo del 29 marzo 2013, ha dichiarato che la vita «è sempre importante, non soltanto quando è attraente ed emozionante, ma anche quando si presenta inerme e indifesa. L’esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e dovunque. Salvare una vita è come salvare il mondo. Ci vorrebbe una carezza del Nazareno» (Corriere della Sera, 6 febbraio 2009).

La bellezza e la sacralità della vita merita una “tenerezza eucaristica”. Questa espressione usata da Papa Francesco è richiamata da lui a proposito della gestione dei conflitti nella vita religiosa. A me piace pensare l’espressione anche in riferimento alla bellezza della vita, la quale deve poter incontrare  la “tenerezza eucaristica” di ogni padre e madre pronti alla lode e alla gratitudine a Dio per la grazia di generare una nuova nascita.

La “tenerezza eucaristica” si fa allora “carezza eucaristica”: l’amore accarezza la vita con riconoscenza, accarezza la vita con l’accoglienza incondizionata, accarezza soprattutto la fragilità e la debolezza della vita sofferente, malata, impedita, inabile.

Ogni famiglia e comunità umana devono accompagnare chi è “rivestito di debolezza” (Eb 5,2), ammalato, anziano, non autosufficiente, «non solo restituendo quanto dovuto, ma facendo unità attorno alla persona ora fragile, bisognosa, affidata alle cure e alle mani provvide degli altri” (Messagio della CEI 2014).

In questi ultimi decenni, l’uomo ha messo le mani sulla vita, ma ha perso di vista la vita.

Scriveva don Primo Mazzolari nella sua opera Il compagno Cristo: «Manovali, inesperti e supponenti, pretendiamo di saper manovrare il delicatissimo congegno della vita, senza tener conto di colui che l’ha messa insieme dal nulla, e nelle nostre povere mani si spezzano i nostri più alti destini. Non Dio, ma l’uomo fa paura; non il comandamento di Dio, ma il comandamento dell’uomo».

Vita consacrata al servizio della vita

Carissime Religiose, con il vostro apostolato voi esprimete la “carezza eucaristica” della Chiesa verso la Vita. Oggi molto spesso la Vita che entra nel Tempio dell’uomo non trova accoglienza: voi incarnate la carezza eucaristica di Simeone e Anna il loro abbraccio alla vita, il loro prendere sulle proprie braccia la vita degli altri. In queste due figure possiamo leggere, in filigrana, la generosità della Vita consacrata.

Il vostro servizio alla vita, carissime Consacrate, è sempre più eloquente e più fecondo di ogni contrapposizione valoriale, che genera solo reazioni di noia e di rigetto. Dimostriamo con i fatti, con la vivacità convinta della buona testimonianza e dell’impegno, che la vita merita di essere abbracciata e amata con tale “carezza eucaristica”. Non dobbiamo parlare della sacralità della vita “contrapponendoci”, generando schieramenti inconciliabili, ma difendeno in modo positivo la contempazione gioiosa della belleza della vita, in tutte le sue fasi naturali. E di questo, carissime Religiose, siete viva e fattiva testimonianza. Grazie per la profusione di umanità con cui amate, accogliete, custodite la vita delle persone che a voi sono affidate.

Elargite la ricchezza dei vostri affetti educativi a tantissimi bambini, sostenendo anche i cammini spesso non facili delle loro famiglie. La percentuale di ragazzi che studiano nelle scuole e che hanno i gentori separati è elevatissima. Voi elargite la vostra umanità consacrata anche a moltissimi anziani, a voi affidati per la custodia della loro fragilità, ma non di rado da voi accolti a causa di abbandono affettivo e declino di interesse da parte delle loro famiglie di appartenenza.

Voi siete un supplemento di umanità, voi siete la “tenerezza eucaristica” che trasforma la malinconia di una vita che tramonta, nella vibrazione di un’aurora radiosa; voi siete la carezza di Dio per l’umanità. Grazie.

+ Gerardo Antonazzo

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