Intervento del vescovo Mons. Gerardo Antonazzo nell’Assemblea Diocesana Elettiva di Azione Cattolica

Il peculiare significato dell’Assemblea diocesana dell’Azione Cattolica lo potremmo formulare in tre termini: riflessione, revisione, rilancio.

 Riflessione sul cammino associativo compiuto.

 Revisione dei percorsi attuati: rilettura, alla luce della Parola di Dio, del Magistero della Chiesa e delle finalità dell’ACI, dei passi compiuti.

 Rilancio del cammino, segno di speranza, scommessa sulla sfida educativa dell’Associazione. Ho già chiesto ai vari settori e agli assistenti di promuovere la presenza dell’Aci a partire dall’ACR in tutte le parrocchie.

Quale il valore dell’ACI?

In un’intervista di qualche giorno fa, il presidente nazionale Franco Miano, affermava: “Associarsi non è un fatto semplicemente metodologico, ma sostanziale; c’è una modalità che diventa anche contenuto e scelte: quando scelgo di associarmi, faccio un’esperienza di condivisione, di discernimento comunitario, di esercizio concreto di corresponsabilità, sperimento direttamente il valore della vita democratica, creo legami, sperimento un esercizio e una dimensione continua di partecipazione”.

Aderire all’Azione Cattolica non è un fatto formale, come aderire ad una qualunque associazione di volontariato; ma è la risposta ad una vocazione laicale da spendere “nella” e “per” la Chiesa.

Indico, pertanto, alcune scommesse formative, raccolte anche dal confronto con alcune realtà associative parrocchiali:

1) La partecipazione all’Eucaristia domenicale.

La Celebrazione Eucaristica è l’evento centrale della vita in Cristo di una comunità, non è accettabile che un socio di Ac anzi, un cristiano, si permetta di mancarvi.

Allo stesso tempo però, una fede che è solo mera appartenenza esteriore, pura ritualità, quasi un adempimento burocratico non può interessarci. Il cammino formativo dell’AC non è mai fine a se stesso, ma è il modo per sostenere questa grande attenzione, che è propria di ogni credente, nel mettere insieme la fede con la vita.

2) La preghiera quotidiana.

Dovremmo riservare uno spazio quotidiano, anche se breve, di preghiera all’inizio e alla conclusione della giornata per offrire al Signore le nostre azioni, ringraziarlo di quanto ci ha dato e chiedergli aiuto.

3) La formazione permanente.

Formazione circa il metodo specifico dell’ACI e formazione riguardo ai contenuti proposti dal progetto formativo annuale.

Ogni aderente è chiamato ad avere grande attenzione per la propria formazione personale, attraverso una partecipazione piena alla vita dell’Associazione, alla vita della comunità parrocchiale, e alle iniziative formative e di aggregazione promosse dalla diocesi.

Questo impegno per la formazione si collega al titolo dell’assemblea che si svolgerà ad aprile Persone nuove in Cristo Gesù, dove troviamo un riferimento al prossimo convegno ecclesiale del 2015 a Firenze:“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.

Per noi vuol dire una presa di posizione culturale, ma anche l’idea di una novità di vita che nasce dall’incontro con il Signore e dall’interazione tra fede e vita; il compito dell’AC è di essere persone nuove, sforzarsi di diventarlo, e creare le condizioni perché ci possano essere esperienze di novità nella vita della Chiesa e del paese.

5) La corresponsabilità laicale a servizio della Chiesa, a partire dalla propria parrocchia.

Tale corresponsabilità sarà tanto più piena quanto più sarà capace di fare strada con i sacerdoti, coltivando un rapporto di collaborazione e di stima reciproca che tenga conto della specificità delle diverse vocazioni.

Va riconosciuta l’importanza del servizio educativo che l’Associazione svolge soprattutto con i ragazzi e i giovani; e l’augurio è quello di lavorare insieme, sempre di più, con spirito di servizio per il bene di tutti, anche con le altre realtà presenti in parrocchia.

6) La comunione ecclesiale all’interno dell’Associazione, all’interno delle Aggregazioni laicali, all’interno della parrocchia. Solo la comunione, che non è mera capacità organizzativa, edifica la Chiesa.

7) L’impegno per l’evangelizzazione. E’ connaturale all’essere cristiano, all’essere in Associazione, all’essere nella Chiesa.

Il compito di evangelizzazione, l’AC lo esprime con questa modalità di vita condivisa: ogni membro si sente corresponsabile dell’indifferenza, delle difficoltà di vita delle persone, e della mia incapacità di stare al loro fianco.

Evangelizzare dovrà significare essere corresponsabili della gioia di vivere: da qui deriva l’intento di una testimonianza cristiana che sa farsi provocazione per il bene comune, cioè per il bene di tutti gli altri.

Buon lavoro.

+ Gerardo Antonazzo

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