Concelebrazione Eucaristica di Ringraziamento. Omelia del Nunzio Apostolico

PROMULGAZIONE DECRETO UNIONE GIURISDIZIONI IN

SORA-CASSINO-AQUINO-PONTECORVO

(Cassino, 9 novembre 2014)

 

E’ con vero piacere che questa sera mi trovo in mezzo a voi come Rappresentante, in modo del tutto particolare, del Santo Padre. E quest’incontro s’incentra nella celebrazione dell’Eucarestia, elemento fondamentale e segno per eccellenza dell’unione e comunione dei battezzati e dell’intera Chiesa Cattolica.

Questa sera, come già accennato, la celebrazione Eucaristica assume un significato del tutto particolare. Sta, infatti, a marcare anche un’unità e comunione tra due comunità: quella della Chiesa di Sora, Aquino e Pontecorvo e quella di Cassino. Quest’ultima, fino a qualche giorno fa, unita all’antica e benemerita Abbazia territoriale di Montecassino.

In una parola due comunità che si accingono ad  iniziare insieme un cammino di fede sotto la guida del  Vescovo Gerardo, nell’ambito di una comunità ancor più grande, quella della Chiesa Cattolica, a sua volta sotto il Governo Pastorale del Vescovo di Roma, di Papa Francesco.

La solennità odierna, che commemora la Dedicazione della Chiesa di San Giovanni in Laterano, Cattedrale di Roma, ci richiama alla riflessione la figura di Pietro e quindi del Romano Pontefice e del suo ministero nella Chiesa Universale e quindi anche su di questa particolare di Sora-­Cassino-Aquino-Pontecorvo.

Ora qual’è questo ministero di Pietro trasmesso nel Papa?… ed al quale in definitiva si riferisce anche quello del Vescovo e del Parroco? L’essenziale di questo ministero è contenuto in quelle tre battute del Vangelo di Giovanni: “Simone di Giovanni mi ami tu? Certo, Signore, tu lo sai che ti amo. Pasci le mie pecorelle” (21, 1-19). Questo brano è parallelo a quello, in cui si parla del primato di Pietro, in quella ben nota scena di Gesù con Pietro sulle sponde del Lago di Tiberiade (Mt. 16.17-19).

I due brani si differenzino per una sola cosa. Mentre il secondo, quello del primato di Pietro, riferito da Matteo, è legato ad una professione di Pietro (“Tu sei il Cristo”, il Figlio di Dio”), il primo, quello di Giovanni, è legato ad una professione di amore (“Tu sai che ti amo).

Da quanto detto si può subito capire che l’autorità di Pietro e dei suoi successori, [che pure c’è ed è grandissima (“A te darò le chiavi del regno dei cieli”)], Gesù cel’ha rivelata con una parola. che indica la sintesi di queste due realtà: autorità ed amore e la parola che riassume autorità e amore è data dal termine servizio.

“Io — il Maestro, il Pastore — sto in mezzo a voi come colui che serve” (Lc. 22,27). È vero, il Papa è il “servo dei servi di Dio”, cioè dei cristiani. Non solo, ma anche dei credenti non battezzati. Gesù infatti ha anche altre pecore “che non sono ancora dell’ovile” (cfr. Gv. 10,16): il Papa è servo anche dei non credenti, nel senso che deve gettare anche ad essi la sua rete, ricercarli ed offrire loro l’immagine di Cristo che li ama ed è venuto anche per loro. Cristo è di tutti e perciò anche il Papa è di tutti.

A questo punto viene spontanea un’altra domanda: come si deve esercitare in concreto il ministero di Pietro?.. ed a somiglianza quello del Vescovo e dei presbiteri?

L’episodio evangelico, al quale abbiamo fatto riferimento, contiene in rilievo due verbi: “pescare” (gettate le reti”) e “pascere” (pasci i miei agnelli): si tratta di due operazioni che, anche dal vangelo appaiono successive.

Pescare: non tralasciare nulla perché le genti ricevano il messaggio del Cristo.., e qui l’Evangelizzazione, che si concretizza soprattutto nella catechesi… quindi non solamente la testimonianza, ma prima di tutto fare conoscere la persona del Cristo.

Pascere: Pietro deve pascere coloro che ha pescato, cioè deve nutrire con la dottrina ed i sacramenti coloro che Si sono convertiti al vangelo.

Abbiamo parlato del ministero petrino, apostolico e sacerdotale, ma, per il battesimo, in questa Chiesa locale ampliata, ci sono anche, anzi sono Chiesa gli stessi fedeli.

A loro va ricordata prima di tutto la missione di una testimonianza cristiana sia ai loro fratelli nella fede ed a tutti gli uomini di buona volontà.

Quindi il dovere cristiano di appartenere ad una comunità ed il compito di pregare per i propri pastori.

Il Pastore chiede a ciascuno di loro non di essere compianto per le sue rinunce e per il suo modo di vivere diverso dagli altri. Spesso il mondo vede solamente questo nel sacerdote. Uno che ha rinunciato a farsi una famiglia, a mettere delle radici in questo mondo. Senza sapere che quello, a cui il Signore gli chiede di rinunciare, è niente in confronto a quello che gli promette.

In realtà il sacerdote è libero non dall’amore, ma nell’amore verso i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà. Non chiede pertanto che i fedeli lo critichino, ma che si rallegrino con lui, che ringrazino Dio per lui, che preghino per lui e lo sostengano con il loro affetto. Di questo sì ha bisogno per non sentirsi rifiutato e solo in un mondo sempre più chiuso ai valori spirituali.

Al termine della ristrutturazione delle due comunità ed all’inizio di un nuovo cammino, ringraziamo il Santo Padre e preghiamo anche per lui. Non possiamo poi dimenticare il bene fatto, attraverso vari secoli, dalla Comunità Benedettina di Montecassino, in mezzo a queste popolazioni ed in primo luogo l’Amministratore Apostolico di Montecassino, don Augusto. Che il Signore li benedica, arricchendo la loro comunità con tante vocazioni e soprattutto con una vita monastica degna dello loro tradizione. Un grazie infine anche a Mons. Gerardo ed a Mons. Fortunato.

La Vergine di Canneto ci aiuti in questo sforzo di santificazione di noi stessi e del nostro contesto ecclesiale e sociale.

+ Mons. Adriano Bernardini

Nunzio Apostolico in Italia

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