Col Soffio dello Spirito

Omelia per la Messa Crismale

Sora-Chiesa Cattedrale, 28 marzo 2018

La preghiera liturgica della Chiesa ha nutrito il nostro itinerario esodale dall’aridità mortale delle Ceneri al profumo del Crisma, anche grazie ai testi della Liturgia delle Ore. Tra questi, l’Inno delle Lodi nel quale abbiamo quotidianamente rivolto al Signore questa invocazione: Ricorda che ci plasmasti col soffio del tuo Spirito: siam tua vigna, tuo popolo, e opera delle tue mani”.

Carissimi presbiteri, consacrati, seminaristi, fedeli laici, 

il soffio vitale di Dio è all’origine della vita umana, è il medesimo Spirito nel quale rinasciamo alla vita cristiana nel Battesimo. Il Rito della Messa Crismale ravviva la  memoria del soffio dello Spirito che ha consacrato la vita del Profeta (I Lettura), quella del Servo-Gesù (Vangelo), quella di ogni discepolo, quella di noi presbiteri.

Un alito di vita

L’espressione dell’Inno delle Lodi rimanda al momento della creazione dell’uomo: “Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente” (Gen 2,7). L’uomo porta nella sua mappatura spirituale la presenza dell’alito divino, il soffio del suo Spirito: “Nell’uomo c’è un “alito di vita”, che proviene dal “soffiare” di Dio stesso. Nell’uomo c’è un soffio o spirito che assomiglia al soffio o spirito di Dio. Quando Genesi parla della creazione degli animali (Gen 2, 19), non accenna a una relazione così stretta col soffio di Dio: dal capitolo precedente sappiamo che solo l’uomo è stato creato “a immagine e somiglianza di Dio” (Giovanni Paolo II, 10 gennaio 1990).

Dunque, una scintilla divina, una “scheggia” della vita di Dio, è passata nella vita dell’uomo e disegna il suo dna spirituale. Questa traccia di Dio, presenza divina, risplende nell’intimo della sua coscienza come luce che anima, illumina e orienta il desiderio di bellezza, di verità, di bontà. Il cuore dell’uomo, quando non è corrotto dai vizi, sente che “non si può vivere con meno dell’Infinito” (cfr. S. Teresa di Lisieux). Tale soffio divino genera nel cuore umano una profonda attrazione, vera nostalgia di Dio Creatore: il Signore dell’universo si rispecchia in qualche misura nella sua creatura umana, e l’uomo anela al mistero, desidera conoscere il volto del suo Creatore: “L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?” (Sal 42,3).

Il “consacrato” consumato

La liturgia della Messa Crismale è impregnata del riferimento all’azione vivificante dello Spirito. Il Crisma fa memoria innanzitutto della consacrazione di Gesù-Messia. Il soffio dello Spirito ricolma la persona del Figlio,  plasma la sua missione di Servo, “consacrato con l’unzione dello Spirito Santo e costituito Messia e Signore” (cfr. Colletta). Lui è venuto a dare compimento alle Scritture: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio” (Lc 4, 18). Già l’incarnazione è opera dello Spirito, ed è nella potenza dello Spirito che Gesù realizza i ‘segni’: guarisce i malati, caccia i demoni, annuncia la Buona Novella, da inizio ad una nuova realtà. E’ nel soffio dello Spirito che le opere di Gesù traducono le promesse antiche nella realtà del Regno che viene: “Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia (Lc 7,22). Consacrato dallo Spirito, Gesù compie  le profezie del “servo sofferente”: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio, ho posto il mio Spirito su di lui, egli porterà il diritto alle nazioni” (Is 42,1). Gesù sviluppa la sua missione nella “consumazione” di sé, nell’offerta totale di sé e nell’abbandono sofferto sulla croce. La vita terrena di Gesù, tutta la sua missione, è animata dal soffio dello Spirito, dal deserto delle tentazioni al Cenacolo della Pentecoste.

 Il soffio che ci consacra  

Oggi il Vescovo alita sul vaso dell’olio crismale, perché il soffio dello Spirito lo consacri ed esso riceva la grazia “della forza del tuo Spirito e della potenza che emana dal Cristo dal cui santo nome è chiamato crisma” (Preghiera di benedizione del crisma). Così si esprime Cirillo di Gerusalemme: “Guardatevi bene dal ritenere questo crisma come un puro e ordinario unguento. Santo è quest’unguento e non più puro e semplice olio. Dopo la consacrazione non è più olio ordinario, ma dono di Cristo e dello Spirito Santo. E’ divenuto efficace per la presenza della sua divinità e viene spalmato sulla tua fronte e sugli altri tuoi sensi con valore sacramentale. Così mentre il corpo viene unto con l’unguento visibile, l’anima viene santificata dal santo e vivificante Spirito” (Catechesi mistagogica, 21). 

Con il gesto liturgico di alitare sul vaso del crisma, il Vescovo  oggi fa memoria, rinnova e ravviva per la nostra Chiesa di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, la grazia dello Spirito della nostra consacrazione. Così ancora san Cirillo: “Battezzati in Cristo e rivestiti di Cristo, avete assunto una natura simile a quella del Figlio di Dio. Il Dio, che ci ha predestinati ad essere suoi figli adottivi, ci ha resi conformi al corpo glorioso di Cristo. Divenuti partecipi di Cristo, non indebitamente siete chiamati «cristi» cioè «consacrati», perciò di voi Dio ha detto: ‘Non toccate i miei consacrati’ (Sal 104, 15). Siete diventati «consacrati» quando avete ricevuto il segno dello Spirito Santo”.

Carissimi fedeli laici,

vi domando: come manifestate nella vostra vita ordinaria questo soffio dello Spirito che rende “cristi”, consacrati? E’ il soffio dello Spirito che spalanca le porte delle nostre resistenze umane e ci spinge a proclamare con coraggio, in parole ed opere, la gioia della nostra fede. E’ ancora il soffio dello Spirito che ci permette di vivere per Dio, e di non anteporre a Lui nessun affetto umano, e di tendere ad  un amore sempre più esclusivo per Lui. E’ ancora il soffio dello Spirito che ci prepara al martirio della fedeltà al vangelo. Dinanzi a queste esigenze e sfide della nostra consacrazione, ci sentiamo unti perchè “consacrati, oppure unti perché “sporchi” di peccato? 

Carissimi presbiteri,

miei fratelli e amici miei, con il medesimo soffio dello Spirito siamo stati unti come ministri del Vangelo, siamo stati conformati a Cristo, eterno sacerdote, conformati alla sua missione di servizio. Facendo memoria oggi della nostra unzione battesimale e sacerdotale, rinnoviamo e ravviviamo il soffio dello Spirito perchè ridia vita alla nostra missione di evangelizzatori dei poveri, e dei ricchi perché diventino poveri di spirito. Vi ho già scritto fraternamente e francamente, in preparazione a questa celebrazione, che “non potremmo presentare nelle parrocchie il crisma dei vasi sacri, senza il balsamo della riconciliazione fraterna da custodire nei vasi sacri dei nostri cuori di preti: “Sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore” (Veni Creator). Il soffio dello Spirito ridia respiro alla carità fraterna, ci plasmi nella docilità dell’obbedienza incondizionata a Cristo e alla Chiesa, soprattutto quando questa obbedienza sembra crocifiggere la nostra volontà, i nostri progetti, le nostre sensibilità: “Una diocesi va avanti perché ha un popolo santo, ha tante cose, e ha anche un unto che la porta, che l’aiuta a crescere…esso vale per una parrocchia, che va avanti perché ha tante organizzazioni, ha tante cose, ma anche perché ha un prete: un unto che la porta avanti” (Papa Francesco, 27 gennaio 2014).

Per amore di questa Chiesa
Signore, guarda con amore di predilezione
e con paterna misericordia la Chiesa santa di peccatori
che vive in Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.
Alita ancora oggi l’ebbrezza del tuo Soffio vitale,
per arricchire la nostra vita di virtù e di buone opere.
Consacrati, però rischiamo di dissacrare il tuo amore,
e di calpestare le perle del tuo vangelo.
Consacrati, facilmente però assecondiamo gli eventi
più a modo nostro che secondo il tuo  Spirito.
Consacrati, ma volentieri viviamo e operiamo
molto più come ci pare, non certo come ti piace.
Più che “separati” dal peccato, ci scopriamo
contaminati da complicità e compromessi.
Più che il profumo dell’unzione crismale,
sentiamo il tanfo sgradevole di colpe e miserie.
Sostieni in particolare, Signore, tutti noi presbiteri,
marchiati dal fuoco dello Spirito per il ministero sacro.
Spronaci quando ci manca lo slancio missionario,
soffia quando il fiato si fa corto, e il respiro è in affanno,
consolaci se prevalgono paure e sconfitte.
Spingici a volare alto, e a dispiegare senza riserve
le ali della nostra libertà interiore, con cuore puro.
Signore, il vento del tuo Spirito dissipi
le nubi tempestose dei nostri abbandoni e tradimenti
che spengono le fiammelle della tua Pentecoste.
Rafforza con pazienza il soffio del tuo Amore
sulla flebile fiamma della speranza fumigante,
e riaccendi in noi il fuoco della tua passione. Amen.

 

                                                                                             Gerardo Antonazzo

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